Nato a Salerno, un tempo caratteristica cittadina circondata da bellezze naturali rare e recante nel proprio ventre un vero e proprio “borgo di pescatori”, risiedo ancora oggi nella città di origine anche se dopo una vita vissuta a varie latitudini mi considero cittadino del mondo. Un’infanzia molto difficile, a volte drammatica come pure l’adolescenza e la gioventù. Insomma, una vita finora affatto noiosa. La famiglia d’origine operaia ed artigiana. Ognuno dei componenti (quattro figli) ha manifestato un gene comune: l’anticonformismo!
Scuole medie inferiori, ginnasio-liceo classico ed università fra Salerno, Napoli e Bologna intervallate da un’emigrazione in Germania che non ha avuto seguito per il troppo amore verso la mia città e l’Italia. Ma questo capita a chi è troppo giovane e non può capire la fortuna di essere catapultato dal destino in realtà civili e produttive. Laurea in medicina e chirurgia nel 1976 e specializzazione in malattie respiratorie ed endoscopia toracica. In medicina dello sport (specializzazione in cui superai tutti gli esami) non presentai la tesi a causa della volontà di dedicarmi anche all’attività di manager sportivo, ovviamente incompatibile per legge con il titolo di medico sportivo in una società di calcio. Una vita vissuta, come già accennato, attraversando il mondo sia per lo sport, in particolar modo, sia per convegni scientifici, insieme a grandissimi personaggi: idoli del calcio e luminari della medicina. Sono infatti due i momenti, al di fuori degli affetti familiari, che hanno gratificato molto la mia esistenza: il convegno scientifico mondiale di broncologia a Roma del 1984 in cui presentai un lavoro su un farmaco al cospetto dell’ottuagenario Prof. Ikeda (scopritore del broncoscopio) e l’inizio della mia storia insieme e “dentro” la Juventus (il mio sogno da bambino) da quel fatale ottobre del 1983 all’ Hotel Parco dei Principi a Roma. Da presidente di club al settore osservazione attraversando anche esperienze di management al fianco di insegnanti che rappresentano il gotha del calcio mondiale (Boniperti, Trapattoni, Vickpalek, Moggi, Giraudo) ho accumulato immensa esperienza di vita e di lavoro toccando vette per me inimmaginabili.
Tutto ciò ha arricchito tantissimo il mio bagaglio di vita oltre che di cultura predisponendomi ad un’ apertura mentale che costituisce un aspetto indispensabile per poter comprendere la storia e gli avvenimenti passati, e quindi per poter affrontare, capire e possibilmente dare un contributo per la risoluzione di quelli presenti fino a cercare di prevedere almeno parzialmente il futuro. Ho avuto due grandi passioni: la medicina ed il calcio. Ovviamente la prima costituiva all’epoca la mia vera professione mentre il calcio rappresentava l’hobby. Ricordo da sempre l’espressione ” Il medico deve essere una missione”. Ma quando andavo a comprare dei mobili il venditore voleva essere giustamente pagato, ed in più l’hobby portava via un pò di soldi alla famiglia. Il destino che mi ha portato all’interno della Juventus ha risolto il problema perchè col tempo (molto tempo) sono riuscito a far diventare la mia professione di derivazione ippocratica un hobby a cui ovviamente ho dedicato e dedico tutto il tempo necessario. Viceversa per fatalità l’hobby originario è diventato professione ed i conti in famiglia “tornano”.
In un sunto breve ho dedicato, oltre alla famiglia, gli ultimi quarant’anni all’attività ospedaliera, alla medicina generale (medico di famiglia), alla Juventus ed al calcio nazionale ed internazionale come osservatore e manager.
Molti avvenimenti, aneddoti e storie vere possono essere letti nel libro che racconta la mia vita con la Famiglia, la Medicina e la Juventus: “Io e la Juve, storia di un grande amore” (dalle origini della società bianconera fino ad oggi) che sarà pubblicato entro l’anno.