Sei giorni furono pochi?

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In questi giorni ho iniziato a scrivere un piccolo saggio in cui cerco di trattare con sensibilità e con decente approfondimento alcuni temi secondo me eterni e sempre attuali in ogni epoca. Comincio dal concetto di “vecchio” e di “nuovo”. Queste secondo me sono espressioni da approfondire nel senso che il termine “vecchio” in genere è un qualcosa ritenuto superato ed il “nuovo” invece considerato moderno fino a diventare col passare del tempo a sua volta vecchio e quindi come tale anch’esso tramontato. Diverso invece è il concetto di “antico” che è sinonimo di classico. Posso riferirmi a qualsiasi cosa, pensiero, oggetto, persone,avvenimenti e così via. Un uomo e una donna ad esempio possono anche lasciare questo mondo senza essere mai invecchiati in quanto la loro mente, il loro cuore, la loro sensibilità e non guasta un po’ di cultura li hanno mantenuti eternamente giovani. Al contrario possiamo trovarci davanti a tanti giovani (una parte della generazione attuale è un esempio eclatante) che appaiono vecchi fin da subito. Ma qui il discorso è molto complesso e ci vuole un confronto. Dalle mie considerazioni sull’essere umano (cosiddetto umano) è scaturita l’idea di intitolare un mio lavoro in fieri “Sei giorni furono pochi anche per Dio”. Da questo concetto “universale” mi corre l’obbligo di passare ad uno “particolare” quale il Paese Italia fino alla mia città: Salerno.

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L'antica Salerno

L’antica Salerno

E’ molto chiara e credo inoppugnabile la distanza dell’Italia rispetto a tanti altri Stati sia europei che delle Americhe o di altre parti del mondo. Se riflettiamo attentamente, al di là dei difetti enormi che tutti i popoli hanno perché come ho accennato sopra furono pochi sei giorni, riconosciamo con molta facilità ed obiettività che gli inglesi costituiscono un popolo, che i francesi hanno il concetto di patria, che i tedeschi sono terribilmente severi con sé stessi in nome di una nazione unita e così gli spagnoli o gli americani. Tutto questo non si può assolutamente affermare, senza temere rappresaglie verbali, per gli italiani che non sono mai riusciti ad essere un popolo pur avendo potenzialità enormi. Gli storici ci hanno garantito che nel 1861 vi fu l’unità d’Italia per il valore di personaggi come Cavour, Garibaldi, Mazzini ecc., ma esaminando gli avvenimenti in profondità (e nemmeno tanto) mi sono reso conto che l’Italia è stata unita solo come espressione geografica ma mai politica né sociale né civica. L’impero austro-ungarico, il regno dei Savoia,quello dei Borboni per fare degli esempi hanno solo cambiato la denominazione perché le differenze abissali tra regioni soprattutto del nord e del sud sono rimaste quasi intatte. L’odio di classe, di appartenenza, l’astio tra regioni fomentato dai politici del proprio territorio è addirittura aumentato in maniera esponenziale. Oggi l’Italia è un paese che non trova un accordo interno sia per problematiche internazionali gravissime (vedi attuale immigrazione scriteriata e terrorismo) che per motivi sociali interni facili da affrontare e risolvere con la sola onestà intellettuale che non dovrebbe mai mancare in un governante. Siamo invece passati dai tradizionali partiti fino agli anni’80 reggenti questa nazione come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Comunista, il Movimento Sociale, il Partito Liberale e quello Repubblicano ad un “agognato” bipolarismo scimmiottando in teoria il sistema inglese. Risultato? Una miriade di partiti e partitini cangianti addirittura il loro nome ogni momento e all’interno di tali partiti e partitini un’altra miriade di “correnti” tanto vituperate al tempo della Democrazia Cristiana. La trasformazione poi profonda della città di Salerno (una volta la sentivo mia) ha prodotto nel mio animo una ferita temo inguaribile oppure, se un giorno guarirà, lascerà una cicatrice patologica che in medicina chiamasi “cheloide”. Salerno è sempre stata una bella città per la ubicazione che Iddio le ha regalato, ma gli uomini soprattutto di questa generazione ne hanno trasformato le origini, le tradizioni dandole una connotazione né turistica né culturale ma di caos imperante. La politica è responsabile di tutto come gli abitanti che compartecipano a tali scelte. Ed io spero di poter dimostrare le mie affermazioni e sono fiducioso, fuori da competizioni elettorali che aborro, di avere una parziale soddisfazione dal momento che tutti (credo) amiamo Salerno. Questa mia introduzione vuol fermarsi qui ma si comprende facilmente come la discussione può abbracciare temi molto vasti e fondamentali per la nostra esistenza, per la nostra qualità della vita che vanno dal sociale alla religione (sono un devoto di Papa Ratzinger), dalla filosofia al diritto, dallo sport all’educazione civica. Non ho dimenticato l’insegnamento e la salute, ma il mio pessimismo sullo stato attuale poggia sul timore che il tutto non funzioni perché proprio sull’organizzazione sanitaria e su quella scolastica sono stati commessi errori imperdonabili e non credo involontari.        

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